La cura attraverso il ritmo: Diego - Progetto TUMM
Djegs, classe ‘87, inizia a studiare djembe a 7 anni parallelamente allo studio di altre tecniche percussive. Studia in Senegal, Mali e Cuba; segue insegnamenti di musicisti di molteplici discendenze culturali. Ha suonato in contesti stilistici diversificati: per la danza, per il teatro, dallo sperimentale al pop, dal tradizionale al moderno, etc.
Nel 2021, mosso da motivazioni di natura personale, artistico-professionale e socio-ambientale, ha costituito l’associazione TUMM, diventata operativa nel 2022.
TUMM è un movimento che mette al centro la circolarità, come elemento fondamentale per il benessere e libertà individuali, sociali ed ambientali.
Il movimento agisce in diverse forme (performative e didattiche in primis) per trasmettere la cultura del ritmo, concept fondamentale al raggiungimento della libertà individuale e collettiva.
In foto Diego Occhiali a Ravenna Ph Luca Casadei
"Sono una persona sognatrice che cerca di portare al concreto ciò che ritiene essere benefico per l’ecosistema e la collettività attraverso innumerevoli diramazioni del ritmo."
Normalmente, per necessità di sintesi, rispondo che sono un percussionista, ma in verità, per me suonare non significa svolgere una professione o fare arte; significa comunicare con l’inconscio, là dove l’orizzonte non ha fine, partendo dall’assunto che ogni forma di azione è comunicazione. Il design, la danza, la scrittura, la recitazione, sono forme di comunicazione dirette alla fonte del sé.
"Ormai 29 anni fa il djembe ed io ci siamo conosciuti, avevo 7 anni, e non ci siamo più lasciati.. Ero un’anima piuttosto aperta, curiosa, decisa ma in ascolto."
In foto Diego Occhiali a Ravenna Ph Luca Casadei
Studiare queste forme di comunicazione significa donarsi la possibilità di vivere al meglio il presente come anima emancipata, libera da preconcetti, abitudini, ostacoli imposti da qualsiasi comunità in cui ci si immerge. Ogni azione è studio e apprendimento; non smetto mai di studiare h24. Qualsiasi anima (umana, animale, vegetale, etc.) è mia maestra, di qualsiasi discendenza culturale. L’arte è qualcosa di molto più grande di ciò che si denomina “arte”: è vita.
Ho un approccio agnostico e direi, animista, al contempo. Con gli strumenti musicali, ho sempre avuto un rapporto intimo, ma con il djembe è come se egli fosse un’estensione di me ed io lo fossi di lui. Ormai 29 anni fa il djembe ed io ci siamo conosciuti, avevo 7 anni, e non ci siamo più lasciati.. Ero un’anima piuttosto aperta, curiosa, decisa ma in ascolto… (spero di esserlo ancora almeno un po’…).
Ho iniziato da subito a studiare varie tecniche percussive perché nel territorio dove vivevo, in cui ero l’unico bimbo interessato alla percussione, non c’erano maestri percussionisti specifici di quello strumento.
Questo può essere inteso come un “contro” invece ritengo sia stato un “pro”: mi ha permesso di stabilire un contatto profondo personale e puro con il djembe pur rimanendo estremamente curioso di tutto il potenziale espressivo e rispettoso di ciò che imparavo e che imparo; incondizionato da elementi sociali, storici, culturali, relazionali di comunità. Ciò mi ha dato una centratura motivazionale ben salda e al contempo elastica.
In foto Diego Occhiali a Ravenna Ph Luca Casadei
Da quel momento è iniziato il viaggio in me stesso attraverso l’assorbimento di tutto ciò che ho potuto scoprire (così com’è la natura del bambino che cerco di mantenere ora).
L’elemento di studio culturale, stilistico e affini è arrivato successivamente: da qui è nato un percorso di consapevolezza relativo al potenziale umano. Ogni “civiltà”, ogni “società” rappresenta un potenziale umano insito in ogni anima presente in questo mondo.
Ringrazio ogni cultura millenaria o meno per donarmi spunti per relativizzare, conoscermi e riconoscermi negli occhi altrui e discernere come agire per il bene comune. Ho suonato in villaggio, in orchestra, in teatro, per strada, con amici e sconosciuti, in sala di danza, per la ninna nanna ai nostri figli e ogni esperienza mi porta costantemente alla stessa sintesi: siamo tutti sulla stessa barca grazie al ritmo."